Quando il recupero crediti diventa stalking: come difendersi dagli atti persecutori dei creditori

In un periodo storico in cui l’indebitamento è sempre più diffuso, non è raro che chi ha contratto dei debiti si trovi a dover gestire anche pressioni indebite da parte di creditori o agenzie di recupero crediti. Telefonate continue, visite a casa, messaggi minacciosi: a volte il confine tra il lecito recupero crediti e veri e propri atti persecutori, viene superato.

In questo articolo vedremo quando queste condotte diventano illegittime e configurano veri e propri reati, e soprattutto quali sono gli strumenti legali che il debitore ha a disposizione per difendersi.

Cosa si intende per atti persecutori da parte dei creditori?

Gli atti persecutori sono comportamenti ripetuti e insistenti che causano ansia, disagio o paura nella persona che li subisce. Quando a metterli in atto è un creditore (o un’agenzia di recupero crediti), questi possono assumere diverse forme:

• Telefonate continue, anche più volte al giorno o in orari serali;
• Minacce esplicite o velate via telefono, messaggi o email;
• Visite a domicilio o presso il luogo di lavoro;
• Comunicazioni con colleghi, familiari o vicini per mettere pressione;
• Pubblicazione o diffusione di informazioni personali o relative al debito;
• Uso di toni intimidatori, ricatti o scenari di pignoramento imminente.

Questi comportamenti, se reiterati e molesti, non sono leciti e possono essere sanzionati penalmente.

Quando il creditore compie atti persecutori?

La legge tutela il diritto del creditore di ottenere quanto gli è dovuto, ma impone che questo avvenga nel rispetto della legalità. Quando si supera il limite, entrano in gioco alcune norme penali:

• Art. 660 c.p. – Molestia o disturbo alle persone: punisce chi, per petulanza o biasimevoli motivi, molesta qualcuno con telefonate o altri mezzi;
• Art. 612-bis c.p. – Atti persecutori (stalking): si configura quando, con condotte ripetute, si causa uno stato di ansia o timore duraturo, o si limita gravemente la libertà della vittima.

La Corte di Cassazione, con diverse sentenze, ha affermato che il creditore che molesta ripetutamente il debitore può rispondere penalmente, anche se il credito è legittimo (vedi approfondimento).

Come difendersi se il creditore diventa molesto?

Se ti trovi in una situazione di pressione indebita, ecco cosa puoi fare:

1. Raccogli le prove: salva messaggi, registra le telefonate (legalmente puoi farlo se sei tu l’interlocutore), prendi nota di orari e contenuti delle chiamate.
2. Presenta denuncia: puoi rivolgerti ai Carabinieri o alla Polizia per denunciare molestie o atti persecutori.
3. Richiedi l’ammonimento del Questore: nei casi di stalking puoi chiedere un provvedimento amministrativo che impone al molestatore di interrompere i comportamenti.
4. Valuta l’azione civile: per ottenere il risarcimento dei danni morali e materiali subiti.