
Tu ed un tuo amico avete giocato a carte concordando che colui che perdeva avrebbe, poi, dovuto consegnare una somma di denaro al vincitore. Vinci ma il tuo amico si rifiuta di pagarti. Puoi agire in giudizio per ottenere il denaro che il tuo amico aveva promesso corrisponderti in caso di vittoria al gioco?
Hai scommesso del denaro ad un circolo e adesso, avendo perso, coloro che pretendono i soldi della vincita ti assillano di continuo. Ma devi effettivamente pagarli?
Queste sono solamente alcune delle situazioni che possono palesarsi quando si parla di debiti di gioco.
Si tratta di un argomento piuttosto ricorrente nei discorsi quotidiani, ma sappiamo davvero che cosa significa questa espressione nel linguaggio giuridico? Ovvero, dal punto di vista pratico, si è obbligati a pagare i debiti di gioco?
Indice
Debiti di gioco: obbligazione civile o obbligazione naturale?
Prima di tutto pare opportuno chiarire che cosa significa, dal punto di vista giuridico, e soprattutto per coloro che giuristi non sono, quando tra due soggetti sussiste un rapporto obbligatorio.
Molto semplicemente, questo rapporto nasce nel momento in cui Caio deve una somma di denaro a Tizio: per questa ragione, Caio, a livello giuridico, sarà chiamato debitore, quindi il soggetto passivo, mentre Tizio è detto creditore, ovvero il soggetto attivo.
Può capitare che non vi sia alcun problema nell’esecuzione dell’obbligazione, pecuniaria in questo caso, quindi, una volta che Caio avrà fatto esattamente fronte ai suoi pagamenti, il rapporto obbligatorio con Tizio si concluderà.
Tuttavia, potrebbe anche essere che Caio non adempia alla sua obbligazione, ovvero non vi adempia perfettamente: in questi casi Tizio, a tutela del suo credito, potrà agire per le vie legali, quindi rivolgersi ad un avvocato ed eventualmente instaurare un vero e proprio giudizio.
Questo è lo schema generale che, tuttavia, vale per le sole obbligazioni civili.
I debiti di gioco rientrano, invece, all’interno della categoria delle obbligazioni naturali, disciplinate all’art.2034 c.c., vale a dire obblighi nati da doveri meramente morali e sociali e non, invece, da norme di legge.
Il fatto che le obbligazioni naturali non trovino la loro fonte in una legge sta a significare che non esiste alcun obbligo giuridico per il perdente, di un gioco o di una scommessa, di pagare quanto stabilito con gli altri giocatori, così come previsto dall’art.1933 c.c., a detta del quale: “non compete azione per il pagamento di un debito di gioco o di scommessa, anche se si tratta di gioco o di scommessa non proibiti”.
Come adempiere ai debiti di gioco
L’art.1933 comma2 c.c. stabilisce che: “il perdente tuttavia non può ripetere quanto abbia spontaneamente pagato dopo l’esito di un gioco o di una scommessa in cui non vi sia stata alcuna frode. La ripetizione è ammessa in ogni caso se il perdente è incapace”.
Più semplicemente, la legge non consente a colui che ha pagato spontaneamente una somma di denaro per un debito di gioco, e quindi quale adempimento morale e sociale, di richiedere indietro quanto dallo stesso saldato.
Tuttavia, affinché tale adempimento sia ritenuto valido, è indispensabile che lo stesso presenti i seguenti requisiti:
- spontaneo, quindi non frutto di violenza o minaccia;
- proporzionato allo status nonché alla condizione del debitore;
- posto in essere da un soggetto capace, pena l’invalidità dell’adempimento stesso.
Quest’ultimo requisito differenzia nettamente le obbligazioni naturali da quelle civili, rispetto alle quali non assume alcuna importanza il fatto che il debitore fosse incapace di intendere e di volere nel momento in cui ha adempiuto all’obbligazione, trattandosi, come già detto, di un’obbligazione dovuta, quindi obbligatoria dal punto di vista giuridico.

Un contratto scritto durante il gioco mi obbliga a pagare se perdo?
E’ probabile che, nel momento in cui si parla di contratto, ciò evochi nelle mente di molte persone l’idea di un qualcosa di vincolante, di obbligatorio dal punto di vista giuridico.
Tuttavia, nessun valore assume un contratto scritto nel corso di una partita a carte o di una scommessa dove una parte, risultata poi perdente, si impegnava a corrispondere una somma di denaro.
Questo perché, come già detto, i debiti di gioco trovano la loro fonte in doveri morali e sociali, ma non giuridici.
Tipologie di giochi e scommesse
Esistono, nello specifico, tre tipologie di giochi che si vanno ad elencare, ognuno corredato da una specifica regolamentazione:
- regolati e tutelati dalla legge: vi rientrano le lotterie autorizzate, gestite e disciplinate dallo Stato. Si tratta di un’ipotesi differente rispetto a quelle fin qui viste, essendo che, in questo caso, il debito è contratto con lo Stato e non con privati, casinò e agenzie di scommesse. Il fatto che il debito sia contratto con un ente pubblico, mediante, come detto, le lotterie autorizzate, implica il nascere di una obbligazione civile, quindi è possibile ricorrere alle vie legali al fine di obbligare il debitore a pagare la somma dovuta;
- legittimi e ammessi dalla legge: è questa l’ipotesi relativa a giochi o scommesse che non trovano nella legge una espressa ed apposita regolamentazione ma che sono, tuttavia, dalla stessa consentiti, quindi leciti come, a titolo esemplificativo, le concessioni ai Casinò. Ne deriva, in questo caso, la nascita di una obbligazione naturale, la quale comporta che nulla può essere fatto al fine di costringere il perdente al pagamento del debito di gioco;
- illeciti e vietati dalla legge: a questa categoria sono riconducibili il gioco d’azzardo nonché tutte le attività delittuose, espressamente vietate e sanzionate dal codice penale.
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