Fallimento della Società: gli effetti conseguenti

Con la dichiarazione di fallimento da parte del Tribunale, i contratti di lavoro vengono automaticamente sospesi: il rapporto di lavoro entra in uno stato di quiescenza in cui il dipendente non è tenuto a prestare l’attività lavorativa e non matura il diritto a percepire lo stipendio. Detto periodo transitorio è destinato a cessare quando il Curatore fallimentare decide se risolvere il rapporto (comunicando per iscritto il licenziamento al dipendente) o proseguirlo (soluzione a cui si ricorre raramente e solitamente unicamente nel caso di prosecuzione temporanea dell’attività d’impresa finalizzata a favorire un miglior smaltimento delle giacenze o al tentativo di non perdere il valore dell’azienda, in attesa della vendita della stessa a terzi).

Laddove il Curatore non effettui velocemente la scelta di cui sopra, il lavoratore potrà sollecitare la decisione se, del caso, chiedendo al Giudice di fissare un termine al Curatore entro cui esprimersi.

Nel caso in cui il Curatore opti per il licenziamento, il dipendente maturerà il diritto a ottenere la Naspi ossia l’assegno di disoccupazione, previa domanda all’Inps.

Quanto ai crediti maturati dai lavoratori d imprese fallite, fermo il diritto di percepire regolarmente il pagamento dello stipendio dal Curatore fallimentare che abbia deciso di proseguire il rapporto dopo la dichiarazione di fallimento, nel caso di licenziamento il dipendente avrà diritto a recuperare gli importi non pagati rivolgendosi – con due distinte domande – al Curatore (presentando la domanda di insinuazione al passivo fallimentare per l’intero credito non recuperato) e a INPS ma limitatamente alle ultime tre mensilità e al Tfr maturato e rimasto in azienda.

Con riferimento alla domanda da presentare ad INPS si rimanda all’articolo di approfondimento.