L’esdebitazione del debitore nullatenente

Una delle novità più rilevanti entrate in vigore con la L. 176/2020, riguarda la disciplina dell’esdebitazione del debitore nullatenente destinata alle persone fisiche ormai compromesse dal punto di vista economico e lavorativo desiderose di ripulirsi dai debiti e di rimettersi sul mercato, potendo produrre nuovi redditi senza che questi possano essere oggetto di pignoramento da parte di terzi.

Il beneficio ha natura straordinaria in quanto può essere concesso solo per una volta e persiste per il debitore un obbligo di pagamento dei debiti qualora sopravvengano, nei quattro anni successivi il decreto del Giudice, rilevanti utilità, dirette o indirette, tali da consentire il soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore all’ammontare dei crediti pari al 10%. Non sono considerate utilità i finanziamenti erogati in qualsiasi forma.

La valutazione circa l’impossibilità di garantire a favore dei creditori un’utilità diretta o indiretta dovrà avere necessariamente una stima ex ante, svolta al momento del deposito della domanda.

E’ importante sottolineare che l’assenza di utilità dirette o indirette non deve essere interpretata come la mancanza assoluta di reddito o patrimonio in capo al soggetto incapiente. Il debitore, infatti, non dovrà necessariamente essere privo di qualsiasi reddito o patrimonio ma, seppur presenti, non dovranno essere tali da costituire alcuna utilità, nemmeno in prospettiva futura, per i creditori.  Si pensi, ad esempio, ad un debitore titolare di una quota di un immobile privo di valore ubicato in un luogo disagiato ricevuto per successione ereditaria. La quota del citato immobile non avrebbe alcuna utilità per i creditori, i quali, anche se venduto all’asta, non recupererebbero nemmeno le spese della procedura liquidatoria.

La valutazione di rilevanza dell’utilità di cui sopra deve essere condotta su base annua, dedotte le spese di produzione del reddito e quanto necessario al mantenimento del debitore e della sua famiglia, in misura pari all’assegno sociale aumentato della metà, moltiplicato per un parametro corrispondente al numero dei componenti del nucleo familiare della scala di equivalenza dell’ISEE.

La domanda di esdebitazione è presentata al giudice competente, unitamente alla seguente documentazione:

• l’elenco di tutti i creditori, con l’indicazione delle somme dovute;

• l’elenco degli atti di straordinaria amministrazione compiuti negli ultimi 5 anni;

• la copia delle dichiarazioni dei redditi degli ultimi 3 anni;

• l’indicazione degli stipendi, delle pensioni, dei salari e di tutte le altre entrate del debitore e del suo nucleo familiare;

• una relazione particolareggiata redatta dal Gestore della Crisi che deve indicare: la causa dell’indebitamento, la diligenza del debitore nullatenente nell’aver assunto le obbligazioni, le ragioni dell’impossibilità per il debitore di adempiere alle obbligazioni assunte,  l’esistenza di atti del debitore impugnati da creditori, una valutazione sulla completezza ed attendibilità della documentazione depositata con la domanda e se l’eventuale soggetto finanziatore, ai fini della concessione del finanziamento, abbia tenuto conto del merito creditizio del debitore, valutato in relazione al suo reddito disponibile, dedotto l’importo necessario a mantenere un dignitoso tenore di vita. 

Ai fini della concessione dell’esdebitazione, il Giudice assume le informazioni ritenute utili, valuta la meritevolezza del debitore nullatenente e verifica, a tal fine, l’assenza di atti in frode e la mancanza di dolo o colpa grave nella formazione dell’indebitamento. L’esdebitazione è concessa con decreto che darà indicazioni sulla dichiarazione annuale che il debitore deve depositare circa le sopravvenienze rilevanti di cui sopra. Il decreto, dopo la comunicazione ai creditori ed il conseguente contraddittorio, potrà essere confermato o revocato. La decisione finale del Giudice è reclamabile e deciderà il Tribunale in composizione collegiale.

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